Lutto nel mondo del tennis trentino: è scomparso Gigi Pagnacco
Lutto nel mondo del tennis trentino. E’ scomparso all’età di 97 anni Luigi Pagnacco, uno dei volti più conosciuti del panorama tennistico locale. Veneziano, ingegnere, aveva lavorato inizialmente alla Scac di Mestre, Pagnacco si era trasferito a Trento con la famiglia a 43 anni, nel 1968, un anno che farà la storia, cominciato con l’occupazione delle Università, ma ben presto destinato a scardinare tradizioni e comportamenti, scoperchiare ideologie, stravolgere abitudini, in famiglia, nella scuola, nel lavoro. E pure nello sport. A suo modo anche Pagnacco aveva portato una ventata di aria fresca nel compassato ambiente tennistico cittadino, tutto circoscritto tra i quattro campi di piazza Venezia. Ottimo giocatore ed eccellente interprete del doppio era entrato subito a far parte della squadra del Ct Trento, con cui condividerà al fianco di tennisti celebrati come Maistri, Spagnolli, Basso, Pegoretti, Zampini, gli anni più intensi e ricchi di soddisfazione, tra cui la finale di Coppa Facchinetti nel 1972 a Como. Carattere estroverso, gioviale, sempre pronto con una battuta a stemperare le tensioni agonistiche, disponibile a giocare con chiunque cercasse un compagno, accompagnato dall’immancabile macchina fotografica, con cui immortalava febbrilmente tutto ciò che attirava il suo sguardo curioso, Pagnacco portò il suo slancio tennistico dalla città alla periferia, dalla terra rossa ai grigi campi in cemento del neonato Circolo dell’Ata Battisti. Una necessità, prima ancora che una scelta. “Al Ct Trento eravamo diventati in troppi, non si riusciva più a trovare le ore per giocare” spiegò, ma forse aveva già capito da quale parte avrebbe spirato il vento nuovo. L’Ata fu la riposta a quel processo di democratizzazione che investì anche in Trentino lo sport della racchetta, arrivò sull’onda lunga del boom economico, della corsa al benessere. Grazie ai successi di Adriano Panatta, e degli azzurri di Davis il tennis era diventato straordinariamente popolare. Sempre più persone volevano impararlo, guardarlo, discuterne, giocarci. “In quegli anni diventammo tutti borghesi. O forse avemmo l’illusione di esserlo perché adottammo gli stessi stili di vita”, si disse. Il tennis di certo contribuì ad alimentare quell’illusione. Lui, Spagnolli, Maistri e Muraglia invece contribuirono a regalare tanti allori e titoli nazionali all’Ata nei tornei veterani, ma soprattutto gettarono le basi per la crescita del circolo. Una passione che contagiò anche ai figli Michele e Stefano, che divennero buoni giocatori, il secondo anche uno dei primi istruttori del club di via Ghiaie. Anche a loro, e a tutta la famiglia, va il pensiero affettuoso e il cordoglio di tutto il tennis trentino.
Quartetto di classe: Luigi Pagnacco, Alberto Borsani, Giuliano Maistri e Piero Benini, qui ritratti prima della finale di doppio a Rovereto nel 1971